FRANCO MARTELLI ROSSI
LONG VEHICLE
C’è qualcosa di inquietante in questa lettura entomologica che Franco Martelli Rossi effettua «intorno» ad un universo co.sl caratterizzato, specialistico, e in fondo minimo, come quello dei «trucks». Qualcosa di inquietante e, se vogliamo, di dichiaratamente feticistico.
La tendenza alla derealizzazione, che sottolinea il rifiuto della narratività o del documento, fa qui il paio solo con il ricorso alla metonimia ed alla sineddoche, vale a dire all’insistenza parossistica sul particolare che dovrebbe valere a «designare» – attraverso la sovrastruttura visibile (fatta di lucide superfici, di morbide curve, di colori survolati) – una metarealtà capace di comprendere e di superare il puro dato sensibile.
Eppure, proprio nel momento in cui maggiormente tende a negare il valore della realtà che sta davanti al suo obiettivo, Franco Martelli Rossi confessa di essere rimasto çompletamente preso dal fascino che questa promana, trasformandosi da cacciatore in preda, quasi costretta a vivere la simbiosi con le manifestazioni (stavo per scrivere le «epifanie») di un microuniverso che pare sfuggirgli e che egli perseguita con la mania di un collezionista.
Così, questo lavoro fotografico – caratterizzato da un cromatismo acido e da un esasperato iperrealismo – che poteva apparire in un primo momento come una sorta di «saggio» anche sufficientemente algido, si rivela come un brandello esistenziale profondamente incastonato nella vita, e nell’immaginario, del fotografo. Ma non è anche così che la fotocamera diventa, a volte, lo strumento che definisce un personalissimo rapporto con il mondo?
Lanfranco Colombo
Settembre 1991
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